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19
Dic

La sfida di Platone

“Per conto mio, o Fedro, considero queste teorie [si riferisce ai miti di Farmacea e Borea, e alla poesia in generale]soprattutto divertenti, ma è pane per gente di genio, che si travaglia assai e non esattamente fortunata, non fosse altro perché dopo ciò spetta loro di interpretare la figura degli ippocentauri e poi quella della Chimera. E già ti precipita addosso una valanga di tali esseri, di Gorgoni e Pegasi, e una assurda moltitudine di mille altre mostruose e leggendarie creature.
Che se qualche scettico vorrà ridurle, ciascuna, alla verisimiglianza, con quel certo tipo di scienza grossolana, gli ci vorrà tempo assai. Ed io non ho certo tempo per queste occupazioni; ed eccone la ragione mio caro, che non riesco ancora a conoscere me stesso come vuole il motto delfico. Mi sembra proprio ridicolo che io, mentre sono all’oscuro di questo, mi ponga ad indagare problemi che mi stanno di fuori. Donde, lasciando perdere queste storie, e pago dell’opinione comune su di esse, lo ripeto, vado indagando non quelle, ma me stesso, per scoprire se per caso sono un mostro più complicato e fumigante di Tifone, o una creatura più amabile e semplice, partecipe per natura d’una qualche sorte divina e mansueta” (Platone, Fedro, 229d-230a)

 

La sfida che ci pone Platone per bocca di Socrate è quella utilizzare al meglio il nostro tempo e la nostra razionalità, al di là di mitologie, schemi o pregiudizi inindagati, per scoprire qualcosa di vero circa noi stessi, circa la nostra natura, senza dare mai nulla per scontato. La questione seria per tutti, oggi, per giovani e meno giovani è proprio quella di poter vivere intensamente la realtà, di potersi conoscere a fondo, e per lo stesso motivo ci si avvicina alla filosofia, per trovare uno spazio che metta a tema l’umano – mostro complicato o partecipe d’una sorte divina o mansueta lo indagherete voi – senza alcuna precondizione ideologica.

Marco Ferrari

Con che spirito affrontate la sfida di Platone?